Slalom tra Sinonimi e Contrari.

Ed eccomi quì, ad Autunno inoltrato, senza aver dato a nessuno i doverosi auguri di buon anno a inizio Settembre, a dar spiegazioni, a me stessa e a tutti, sulla mia apparente non presenza scritta.

Dopo una brevissima e inconsistente pausa da Covid-Horror durante la prima fase dell’Estate isolana, continua imperterrito il clamore di ogni essere autodefinitosi senziente sul pianeta Terra in quest’ Annu ‘e su Strèsiu, come ormai mi piace definirlo.

La situazione attuale è questa: male non essere informati, peggio esserlo. Le menti sveglie e affamate di conoscenza che vorrebbero cogliere questa globale palla pandemica al balzo, si ritrovano nel limbo glaciale del doversi autodefinire nelle categorie emerse maggiormente in questo contesto.

Sono Complottista? Bè sì, lo son sempre stata. Da quando ero una bimba piccolissima e non mi tornavano i conti tra le mie sensazioni, la mia minuta logica e quella degli adulti. Presto avevo trovato conforto nel Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry promettendo a me stessa che da adulta non avrei dimenticato. Quindi se guardare il mondo con occhio profondo significa essere complottista: sì, lo sono. Se significa essere demente e paranoica: no, mi spiace, sono altro. Nè meglio, nè peggio, solo altro.

Sono Negazionista? Ammetto di negare molte sfumature di faccende cruciali della narrazione ufficiale che sia preistoirica, storica o attuale, ma non ho la tendenza a contrappormi cercando ciò che diverge. Piuttosto, cerco una struttura universale nella quale le dinamiche culturali umane si ripetano con esiti simbolicamente simili. Quindi dire no, che non è altro che il significato primo di negare, è un’azione che non nego affatto e se la legge della doppia negazione non è un’opinione, direi che sono un’affermativista. Una affermativista in evoluzione che, spinta dal dubbio e soddisfatta da buona logica, cerca di trovare affermazioni quanto più verosimili possibili.

Sono Stufa delle continue polarizzazioni indotte? Tremendamente!

E’ sempre più complesso esporre il proprio ponderato e personale pensiero su un qualsivoglia argomento senza rischiare di essere etichettati come qualcosa/non qualcosa piuttosto che qualcos’altro/non qualcos’altro. Etichette di un kitch baroccoccò con sfumature esilaranti di trash al tonno con puro olio extravergine di oliva fastidiosa. Insomma, un po’ come mangiare un pacchetto intero di Big Babol frizzanti alla fragola atomica con ripieno alla ciliegia spaziale. Il Water ne sarebbe davvero orgoglioso!

Ogni volta che apro bocca o pigio tasto o anche solo alzo il sopracciglio sinistro a palesare perplessità mi ritrovo con un lungo e affusolato indice puntato sopra la testa per misurare la temperatura della mia lunghezza d’onda globale.

Un’altra epidemia si insinua in modo inquietante: la Logorrea. Neanche il Water se ne rallegra.

Non posso permettermi neanche di avere la nausea perchè rischio di essere segnalata all’autorità sanitaria per sintomatologia sospetta, quindi meglio indossare l’abito della dissidenza mascherata con spruzzini disinfettanti e tappabuchi facciali.

S’Annu ‘e su Stresìu è caratterizzato da nuovi comportamenti e nuove visioni del mondo perchè credo che i Maya abbiano sbagliato di qualche anno nel loro computo calendariale oppure, semplicemente, la fantascienza anni ’80, nella quale son stata imbevuta sin dall’utero materno, mi ha fatto male.

Credo sia anche colpa del Duca Bianco e quella sua profusa consapevolezza di essere Thursday’s Child.

O forse la colpa grossa è quella di essere sarda e avere una genetica predisposta a leggere tra le righe sottili di quel limite tra autorità e autorevolezza. Chissà!

Francamente le colpe continuano ad accalcarsi nel mio piccolo grande cuore rinchiuso dietro una porta che, coi tempi che corrono, è chiusa a tre mandate.

In ogni caso, proprio non riesco ad autoconvinvermi che là fuori ci sia un brutto mondo e che debba sentirmi delusa dagli andazzi dell’umanità tutta.

Il distacco era una lezione basilare per poter vivere in questo pianeta e mi son ritrovata pronta ad affrontare un distacco empatico seppur distanziato fisicamente.

Ovviamente è una gran fatica schivare gli ostacoli di tante e tali categorie alle quali il mare eterico dell’Internet ci sta sempre più abituando, ma è un gran buon addestramento per anime e spiriti pronti al buon combattimento.

In fin dei conti questo distanziamento non è poi così male in linea generale. Alziamo la probabilità di non dover toccare con mano quell’altra sottovalutata sindrome umana qual è l’idiozia.

Quindi, stringi stringi, come fare a evitare il contatto rimanendo in collegamento profondo con Tutto?

Ovvio! Come fanno gli alberi: radici profonde, chiome scarmigliate, un po’ di onirismo e telepatia e infine sempre e solo acqua, aria, fuoco e terra.

Sorridendo a mille soli con dita a V

Marta

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