Sardegna Laboratorio: la consapevolezza.

L’analisi delle dinamiche interne all’isola di Sardegna come teatro di sperimentazione di vario livello e relativa a vari elementi disciplinari, è un approccio, seppur apparentemente collocabile alla schiera delle mere teorie cospirazioniste, non nuovo e facilmente rilevabile dalla Stampa locale e dalla rete comunicativa istituzionale.

La parola chiave Sperimentazione è impiegata in largo uso soprattutto per quanto riguarda l’apparato militare, infatti è di dominio pubblico che l’isola abbia il primato di Servitù militari per estensione territoriale e numero che è il più alto in tutta Europa con ben 4 Poligoni di cui uno, il PISQ , che potrebbe senza vergogna portare quel termine ben visibile nell’acronimo: Poligono Interforze (Sperimentale) del Salto di Quirra. Tali sperimentazioni militari hanno dimostrato avere conseguenze nefaste sulla terra e i suoi abitanti (cfr. studi della dottoressa Antonietta Gatti) con reportage giornalistici (sul web è zeppo di lavori seri e ben fatti) e inchieste parlamentari (nello specifico Mauro Pili, gruppo misto) che hanno evidenziato il Dolo istituzionale. Su questa piega eticamente, se non condannabile, alquanto dubbia, vi è anche la questione strettamente ricollegabile alla sperimentazione delle nuove tecnologie.

Si potrebbe fare una parentesi sui dubbi di molti Comitati dal basso per l’utilizzo occulto di geoingegneria (le cosiddette innominabili scie chimiche) ma lasciandola sullo sfondo del dubbio, per insufficienza di prove e non attendibilità mediatica, insieme alla più plateale sperimentazione dei nuovi sistemi digitali delle trasmissioni di telecomunicazione di massa (digitale terrestre annessi e connessi), ci focalizziamo sulla Sperimentazione della tecnologia 5G. Quest’ultima in Sardegna non è stata evidenziata a sufficenza dai canali di Stampa Italiana perchè accordata con Huawei a Pula e nell’area metropolitana di Cagliari, mentre avviata dal MISE in accordo con Fastweb per alcuni piccoli territori interni arbitrariamente selezionati. I dubbi per le conseguenze negative sulle persone e sull’ambiente di tali sperimentazioni sono stati ampiamente analizzati dai Medici ISDE regionali e nazionali in varie conferenze, una delle quali con dibattito, controparte e attraverso promozione da parte dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna e l’Associazione della Stampa Sarda in data 3 Marzo 2020 a Cagliari. In prima linea in ambito di discussioni etiche sulle sperimentazioni scientifiche è la Dott.ssa Claudia Zuncheddu, medico di base, responsabile ISDE di Cagliari e Sud Sardegna, portavoce dei Comitati della Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica nonché Rappresentante politico del Movimento SardignaLibera con un passato politico come consigliere comunale e regionale.

Sempre a proposito di sperimentazioni, in chiave politica, bisogna sottolineare il ruolo del Governo Autonomo Sardo odierno. Il suo rappresentante Christian Solinas ha spesso cavalcato le scene mediatiche sarde con le sue scelte molto perentorie: in primis con la scelta di zittire i medici sardi parte attiva dell’organigramma Sanitario Sardo con un’ordinanza che impone il divieto a questi ultimi di rilasciare dichiarazioni ai giornalisti e inoltre con sponsorizzazione, in ordine sparso, di strumenti per la tutela/controllo dei cittadini. Iniziative come quella dell’utilizzo degli operatori telefonici per verificare gli spostamenti , creazione di App per la localizzazione e l’utilizzo dei Droni, dando adito a una colpevolizzazione del singolo cittadino, resa concreta ad es. con la Cartellonistica accusatoria del comune di Cagliari, che non trova verifica nei numeri dei Contagi. Infatti attorno alla metà di Aprile, in pieno lockdown, l’andamento del contagio evidenzia percentuali che toccano in alcuni luoghi il 69% per il personale sanitario e solo il 7% totale fuori da strutture sanitarie. In questo senso non erano giustificabili i giri di vite così oppressivi delle varie ordinanze regionali nelle quali si prorogavano la chiusura totale delle attività senza eccezione alcuna e si obbligava all’uso dei dispositivi di protezione per tutta la popolazione.

Alla luce di quanto premesso, non ci hanno affatto sorpreso le parole riportate dall’articolo della Nuova Sardegna (08 Aprile scorso) del noto virologo-divulgatore Roberto Burioni che ha commentato positivamente l’idea del collega Pietro Crisanti dell’Università di Padova di fare dell’isola un laboratorio in vista della fase 2. Burioni non vede controindicazioni e neppure rischi in una scelta che farebbe dell’isola un battistrada scientifico nella lotta per la pandemia sottolineando che il monitoraggio può essere reso preciso e rigoroso dall’utilizzo della tecnologia. Anche il loro collega Fabrizio Pregliasco concorda e parla di riapertura graduale attraverso il monitoraggio e auspicando una collaborazione da parte dei cittadini. Giuseppe Ippolito direttore scientifico dello Spallanzani, non ha invece voluto rilasciare dichiarazioni sull’idea di Crisanti insinuando a una provocazione nel sol sentirlo nominare.

Quest’articolo, più altri successivi sempre della Nuova Sardegna hanno gettato nello sconforto molta parte della popolazione perché se da un lato si inneggiava a una Sardegna Covid free dall’altra minacciava subdole prevaricazioni sulle libertà individuali dei cittadini in una terra che è già di per sé molto complessa e impegnativa. Gli ultimi andazzi della fase2 aprono scenari preoccupanti per quanto riguarda i nuovi assetti economici mondiali , ma anche politici sia mediterranei che europei che d’oltreoceano.

La nuova frontiera è una Sardegna baluardo mondiale del covid free. Solinas ha portato avanti un gioco poco corretto da un punto di vista ideologico del suo partito, in una danza di forza tra autonomia non proprio autonoma e governo centrale molto autoreferenziale. A colpi di ordinanze e DPCM in un caleidoscopico cartaceo focalizzarsi dal micro comunale al macro dell’OMS in salsa di soia globalista.

Ultima trovata della RaS è il passaporto sanitario che attesti la negatività virale per turisti ed emigrati che arrivano dal continente oltre che la sempre presente minaccia dell’utilizzo dell’App per il monitoraggio dei contatti e degli spostamenti.

Nelle ultime conferenze stampa abbiamo visto un Solinas sorridente e coi capelli curati che ricordava a tutti che la fase2 non è un “liberi tutti” espressione che personalmente trovo emblematica di una comunicazione globale in questo periodo storico.

Stavamo giocando a nascondino? Sì.

Siamo bambini che giocano ignari e inconsapevoli? Soprattutto!

Conta solo chi conta.

Dicono che bisogna stare attenti, che il virus non va in vacanza, che chi protesta è pericoloso, che ci son gli asintomatici untori, che chi usa un megafono per parlare a tutti di persona sia pazzo, che la Scienza non sia democratica, che bisogna usare le mascherine-museruola, che i culturalmente deboli debbano accettare i TSO, che i bambini non debbano socializzare, che un onorevole è tale solo se allineato altrimenti è un complottista. Dicono che sia un nuovo inizio, una nuova normalità, che non dobbiamo fare l’amore ma solo fisiologico sesso, che se amiamo l’Italia dobbiamo stare distanti (per fortuna sono sarda), che la terra l’abbiamo rovinata noi piccoli perchè troppi.

Dicono che insieme si può fare tutto e poi ci dividono. Vecchi da bambini, madri da figli, mariti da mogli, vicini di casa, parenti e amici di qualunque forma e colore.

Benvenuti nell’era del distanziamento.

S’annu ‘e su Strèsiu, 2020.

battileddu

Tutto molto interessante, caro Continente e caro Mondo.

Intanto in Sardegna la vita quotidiana prosegue lenta, i paesini dell’interno vivono faide e omicidi.

I pastori mungono per pochi centesimi, si arrangiano come possono, parlano sardo e bevono vino. Le mamme fanno dolci e si commuovono al pensiero del prossimo ballo sardo in piazza. I poeti poetano, i cantatori cantano, gli artisti si esprimono. I giovani fuggono per boschi e per mare per andare a fare l’amore. Gli anziani notano i collegamenti tra passato e presente. Le Janas collegano terra e cielo, le Kogas danzano sotto le stelle, matzamurreddus e dimonieddus rubacchiano e rompono stoviglie. Gli animali e la terra esplodono di bellezza.

Solo uno schermo ci illude della vicinanza, ci lancia in una terra senza mar mediterraneo dove i nuraghi sono antenne 5G e su mucadore sulla testa è un burka, sa berritta è un cappello con visiera e distintivi fiammeggianti, sa leppa è uno smartphone e sa mandàda è un cuore via chat. Non cambia mai un menhir, potete tornarci tutti nelle domus de is janas al grido di chi si covid !

La Struttura, cara Piramide, quella non la puoi distruggere.

Il popolo sardo si rifunzionalizza da millenni e vi abbiamo invaso il pianeta col nostro sangue. L’emigrazione ha sparso l’aplogruppo in tutto il pianeta, siamo ovunque e il richiamo a casa è forte.

Beato il povero perché la sua unica preoccupazione è vivere. Triste e misero il ricco che non può mai star tranquillo.

SALVATEVI.

Con riso molto sardonico.

Marta, JanaSaKoga.

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