C’era una volta..

.. in un’isola benedetta dal piccolo mare calmo, nella superficie del pianeta Gaja, circa tredicimila anni fa, una piccola e giovane sacerdotessa. Era piccola ma non di cuore, infatti la sua statura era di soli tre metri che per quell’epoca e per quei luoghi era appena accettabile per gli alti ranghi. Era giovane ma non per saggezza, infatti aveva una tenera età di soli settemila anni, appena accettabili dai Grandi Saggi per poter essere definita sacerdotessa. Anche questo termine è improprio, poichè all’epoca ,in Atlantide, benchè molti antichi costumi si fossero già persi, ancora tutto era considerato sacro. Sacerdotessa era quindi una sorta di titolo nobiliare ricevuto spesso alla nascita per diritto d’origine cosmico-familiare o raramente durante la vita, per diritto acquisito come Onorificenza speciale. Esso riguardava, in breve, la possibilità di accedere alle cerchie più interne del Labirinto Atlantideo e in base all’appellativo sacerdotale gestirne un settore o collaborare con esso. Al centro risiedevano i sette Grandi Saggi, ultimi baluardi dell’antica sapienza, inviata su Gaja in occasione della sua evoluzione in Pianeta. Essi erano l’ultima sopravvivenza degli incroci con la prima razza progenitrice di tutti gli esseri viventi esistenti su mamma Gaja. Alla stregua di Dèi , dopo la caduta di Lemuria e la decisione di gran parte degli esponenti delle antiche razze di creare un nuovo mondo all’interno del pianeta, furono protetti fra le griglie di un sistema energetico labirintico-settenario chiamato Jana.

Fu proprio questo il nome che la madre della giovanissima sacerdotessa scelse per lei alla sua nascita e fu grande la polemica nella regione interna del Sarkidu per la scelta tracotante di tale nome. In tutti i villaggi correva la voce che lei potesse essere la prescelta.

Atlantide viveva un momento di crisi e il popolo iniziava a dividersi nuovamente in due: non più maschio e femmina nel fisico, come accadde ai Lemuriani, ma maschio e femmina nell’intento. La scelta di affidare la gestione di ogni aspetto della manifestazione umana nel pianeta al genere femminile iniziava a rivelare le sue contraddizioni e il genere maschile iniziava a risentirne, soprattutto i più giovani, soprattutto gli eredi delle razze iperboree. Tale stirpe, spinta dal saldo fuoco delle proprie poderose origini, si moltiplicava solidamente e viveva energicamente un’esistenza spesso difficile da sopportare. Giungevano ormai fin troppo frequentemente notizie dal nord dell’isola di tafferugli e situazioni sanguigne in occasioni di riti e commemorazioni, peraltro mai autorizzati dal Labirinto. Nell’ultimo millennio iniziavano a formarsi sempre più distintamente due isole nell’isola maggiore: HTLTNT diventava chiaramente HTL-TNT. In questo processo esistenziale, la regione più colpita risultava inequivocabilmente essere SRKD poichè riassumeva in sè le caratteristiche di ogni stirpe presente sull’isola attraverso connubi armonici e liete manifestazioni divine. Ogni contatto di ogni famiglia-clan SRKD con le regioni equivalenti al proprio lignaggio erano sempre più basate sul ricatto genetico e sulla minaccia. Il Labirinto ignorava le continue lamentele da qualunque parte arrivassero e le Sacerdotesse, soprattutto quelle più anziane cresciute nell’unità fisica lemuriana, vivevano soli e lune faticose e frustranti.

Jana nasce la settima alba della settima grande luna del diciasettesimo anno labirintico nel centro esatto dell’esatta centrale regione del Sarkidu. Figlia di Itzia , figlia di Galne, figlia di Asifia della stirpe Desamura, arriva sulla terra Srkd in un contesto tanto vantaggioso quanto delicato. Figlia di Iteru, figlia di Cranfu, figlia di Tonkiu della stirpe venusiale Semel, interrompe i rapporti con la stella del mattino molto presto a causa di un provvedimento labirintico che impone una formazione prettamente femminile per le caste più alte.

Cresceva forte e calma, fioriva e scorreva soavemente ma con cadenza argentina e veniva chiamata da tutti Nanaj. Infatti, a causa della legge d’Attrazione, il suo vero nome, quel preciso suono, avrebbe attivato i sistemi d’allerta della griglia labirintica ragion per cui era un nome impronunciabile ma solo comunicabile attraverso scrittura o telepatia. Proprio in questo modo, Iterus ricevette la notizia della nascita di sua figlia sotto l’Albero del Pensiero di Orgonia. Ella nasceva lì, in modo che il padre potesse assistere telepaticamente alla nascita, uno stratagemma geniale per poter ingannare la legge dell’Esclusività femminile che imponeva la non presenza maschile ai riti di passaggio degli esseri umani.

Itzia era una sacerdotessa di una saggezza infinita, figlia di generazioni di illustri e venerate sacerdotesse del Segreto che imponeva a quella stirpe ancora più sobrietà e riserbo di quanto potesse essere accettabile a tutta la casta. Essendo figlia di Promitzo, figlia di Amatzo, figlia di Otzio marziali ebbe possibilità di imparare le arti della guerra che tramandò a sua figlia con tanta durezza quanta precisione.

Vlarea era la sorella venusiana di Nanaj e con lei crebbe e imparò le antiche arti amorose riadattate a questo mondo dal genere duale. Al suo settimo millennio, la nostra protagonista, contava i soli e le lune, le albe e i tramonti che la separavano dalla cerimonia del Sigillo che le avrebbe conferito il titolo di Mamaj e quindi consentito diventare sacerdotessa a tutti gli effetti. L’unico grande dilemma, più per il popolo che per lei in verità, riguardava la scelta intenzionale: Sarebbe diventata Mamaj del Segreto? Mamaj del Buon Combattimento? Mamaj della Vita? Mamaj del Sogno? Mamaj dell’Albero? Mamaj della Trasformazione?

Sicuramente nessuno avrebbe mai pensato a Mamaj Maista, incarico ormai dimenticato da svariati millenni, incarico che richiedeva competenze energetiche precise, di grande qualità e quantità.

Tutti aspettavano con impazienza l’esisto della Domanda di Nanaj all’acqua sacra della Fonte dell’Anima che proveniva direttamente dalla Terra Interna e dalle Antiche Civiltà. La prima parte della cerimonia consisteva nell’entrare nella struttura della fonte e porre la domanda d’intenti pronunciando il proprio Nome. Tutti aspettavano di vedere la manifestazione d’allarme del Labirinto.

Tutti: Nord e Sud dell’isola, Venusiali e Marziali, Razze Antiche sopra e sotto, Razze Nuove vicine e lontane, Femmine e Maschi di tutta Atlantide. Giovani e vecchi, giovani vecchi e vecchi giovani. Gatti e Rettili. Tutta la Dualità gajana era in trepidazione!

(continua…)

4 pensieri riguardo “C’era una volta..

  1. Come Figlio del Sole e S.d.A ti comunico che questa cronaca risulta scritta negli annali di Akasha. Ti ringrazio per averla rievocata nella speranza che continui a sintonizzarti per i figli di Gaia.

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