DUEmila22: “che profumino! cosa bolle in pentola?”
EsseRe UmAno: “sangue e merda, ottimo fertilizzante!”
Il nuovo anno globale inizia nel mediterraneo occidentale tra disagi e commenti di pietà per gli strascichi epidemiologici degli ultimi anni. Nel contesto italiano di gennaio si serrano i fronti polarizzati in categorie sempre più specifiche tanto che la maggior parte dei cittadini teme di dire la propria opinione su qualunque evento d’attualità. Mentre ad ogni opinione si tende a premettere una serie di giustificazioni che non faccia scattare reazioni social al limite della coerenza cognitiva, le dinamiche geopolitiche minacciano tempeste.
A febbraio scatta l’operazione speciale in Ucraina da parte della Russia e personalmente credo bisognerebbe candidare Putin al premio nobel per la medicina per aver fatto sparire la peste19 nel giro di due giorni, per lo meno dai media italiani.
Il retroterra sociale divisivo creatosi in questi ultimi due anni si manifesta dando il meglio di sé anche in questo contesto: “togli la mascherina metti la bandierina” da un lato e “togli l’antivaccinismo e metti l’antiglobalismo” dall’altro. Un tripudio di perdita di tempo e vista per coloro che ancora tentano con infinita fatica di raccapezzarsi in questa nuova fase infodemica e di transizione digitale ed energetica.
Quali novità? Mattarella e Draghi son sempre al loro posto, seduti comodi comodi in uno spazio dilatato dall’emergenza mutaforme: “abbandona il camice e indossa la divisa”. Come nel gennaio 2020 l’Italia è l’unico feticcio di Stato nazionale che dichiara lo stato d’emergenza a causa dell’epidemia prima e della guerra russo-ucraina ora. Chi ha occhi attenti si è stupito ben poco, d’altronde sul cappello che porta il commissario straordinario c’è una lunga, lunga, lunga piuma nera.
Il resto della politica italiana? Degna delle commediole post boom economico: il degrado totale. A Di Maio ci ha pensato Lavrov a dissarlo rispondendo al suo “io con la Russia non ci parlo se non se ne va dall’Ucraina” con un “bellobè, gua’ che il tuo lavoro non è saziarsi ai banchetti di Stato facendosi i selfie!”: nuovo meme dell’uomo-meme a shcoppio. Salvini che ai tempi ha tolto la maglietta indie padana e indossato quella putiniana se la ritrova sputiniata in un’imboscata mediatica estera: nuovo episodio dell’uomo-gif, il poldo tardo celtico imbruttito. Nel frattempo a D’Alema l’hanno pizzicato con le mani dentro il vaso colombiano di armamellata e meno male che la terza via c’è! Gli altri? Raccattano briciole e sbrodolamenti elettorali vari, controinfo politicizzata compresa.
Spostandosi nella parte oscura del mediterraneo, verso le isole siamesi separate dall’ineluttabilità planetaria – Sardegna e Corsica – la situazione è parecchio controversa. Come sempre.
In Sardegna la primavera si apre come ogni anno nella dicotomia schizofrenica tra le meraviglie dell’esplosione della Natura tra foreste, boschi e salti d’acqua – che incantano persino Coldiretti – e gli uccelli, i pesci e i cinghiali di ferro atlantisti che assaltano le nostre terre per la loro giocoleria dell’orrore. Sentiste come rombano: roarrr! Rombano di meno i motori degli autotrasportatori sardi che tirano il freno a mano sugli abusi speculativi di questa fase manbassa italianista. Si discostano dalle associazioni di categoria e dichiarano un fermo che dura una settimana: panico nelle isole dell’entroterra, a Coldiretti & friends non piace quest’elemento. Premono sulle cicatrici del blocco stradale della protesta del latte, perché in Sardegna le associazioni di categoria hanno imparato bene dai prataioli delle logge antidiluviane.
Che bella la Sardegna, sole, mare e Costa Smeralda! Senza russi però, li hanno congelati: una tempesta perfetta tra Bruxelles, Kiev e Washington. La manovalanza sarda ha già i brividi.
In Corsica la gioventù invece è in piena fase ribellione contro lo Stato francese che nonostante i decenni secolari di colonialismo, imperialismo e amore per il sangue degli innocenti, non ha imparato come gestire i dislivelli di cultura soprattutto delle culture d’oltre mare. Troppa sociologia fa diventare ciechi, anche se bisogna ammettere che i peli sulle mani son venuti a quelli che già ce li hanno nelle loro machiste facce da saladino. Ai sempreverdi nazionalisti francesi piace moltissimo il rimpallo, dal tennis al “dividi e impera” è proprio un attimo! Peccato che però il loro nazionalistico radicamento continui ad evitare uno sguardo demologico perché si sa che la demologia si tinge i gilet di giallo fosforescente in men che non si dica.
Un sentitissimo e personale pensiero di cordoglio va alla famiglia di Yvan Colonna e a tutto il popolo corso, fratelli di sangue, terra e cultura.
Corsica sorri nosta, ses in su coru de donnia sardu.
Jana Sa Koga