Prugadoriu

 

Parlando d’Autunno e di feste autunnali è quasi impossibile non andare a toccare tempi antichi e popoli semplici, quando gli uomini ormai stanziali iniziarono a creare un rapporto stabile con la terra, il cielo e le sue ciclicità. Nella stanzialità, la ricerca delle risorse passa in secondo piano all’interno della comunità e inizia a prendere avvio una visione della sopravvivenza legata alla ritualità lavorativa che assume connotazioni di sacralità. In questo senso la divisione annuale del lavoro agricolo e pastorale è scandita dai ritmi della natura per cui anche le feste saranno intese come momenti di pausa e celebrazione di una buona continuità produttiva.

Al giorno d’oggi la ricerca delle risorse è molto cambiata: la nascita di un sistema di commercio globale ha portato la proliferazione di grosse influenze culturali di tutto il pianeta. A grandi delocalizzazioni industriali corrispondono grandi contaminazioni etnologiche, questo è ormai un dato di fatto, soprattutto se consideriamo l’utilizzo massiccio del Web come sistema di comunicazione planetario nelle sue manifestazioni social.

Alla luce di questa premessa, è spontaneo analizzare alcuni fenomeni festivi massificati come emblemi di un mondo impregnato di logiche in chiave consumo/profitto, ma senza trascurare il lato emotivo-popolare sul quale si fonda.

Nel nostro caso specifico, attraverso l’ultimo approccio citato, parlare di Halloween o parlare di Prugadòriu assume una differenza sostanziale solo nella localizzazione. Il primo individuerà nel non-luogo globale moderno la sua collocazione immediata, ma uno sguardo più attento sull’etimologia del suo nome ci riporterà a un’isola a grande tradizione pastorale, qual è l’Irlanda, che ci farà collegare immediatamente i festeggiamenti al nostro isolano Prugadòriu.

Infatti entrambe le festività hanno avuto origine da quelle pause dai ritmi naturali: il mezzo autunno rappresenta il momento del rientro dei pastori a casa dalla transumanza e anche il momento della semina dei contadini.

Prima della nascita di Cristo la visione dell’esistenza aveva scarne argomentazioni da un punto di vista spirituale e le festività erano legate a una reazione istintuale agli elementi, una visione simbolica semplice e spontanea. In questa visione la simbologia del ritorno a casa del pastore e del grano che viene seppellito per rinascere, troverà una giusta collocazione attraverso la dottrina cristiana che rifunzionalizzerà tale pausa nella celebrazione di Ognissanti (Halloween è la forma contratta di All Hallow Even “vigilia di tutti i santi”) e nella Commemorazione dei Defunti (Prugadoriu, Mortu Mortu, Is Animeddas son chiari riferimenti alla dedizione dei sardi al supporto per il suffragio delle anime dei defunti).

Degna di nota è la funzione della questua ritualizzata dai bambini travestiti da esseri palesemente non appartenente a questo piano fisico. Essi incarnano per una sera l’alterità delle anime dei defunti alle quali dimostrare la propria vicinanza materiale e spirituale. Rappresentano, inoltre, simbolicamente, un sincretismo della semplicità agropastorale quando assumono sembianze spaventose con lo scopo di allontanare le anime che provano risentimento coi vivi.

Noi esseri umani moderni, figli della tecnica e della comunicazione di massa, dovremmo aborrire entrambe le visioni perchè affatto razionali, ma superstiziose. Invece, le dinamiche della festa e della comunità, soprattutto quando cristiana, si affrancano dall’etichetta e puntano all’anima.

Prugadòriu è stasi a tutti i livelli, ma è una stasi che trasforma e che purifica e permette la resurrezione. Cosi il grano e così la pecora nella loro ciclicità che nutre e sostiene.

Così l’umano perchè così Cristo.

 

P.S. Non sono in ritardo, quest’anno ero in perfetta sincronia con Prugadoriu. Sopra riporto un mio intervento in occasione di questi festeggiamenti.

A is animas!

Jana

 

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