Dal giorno di Natale sin ad ora, ho assistito al trionfo della Luce ovunque e in tutte le sue sfaccettature. Gli esseri umani di questo pianeta, benché moderni, tecnologici e globalizzati non riescono a resistere alle occasioni per lodare le espressioni della Divinità e della bellezza ovvero la fiducia nell’esistenza e nella natura.
Questo è il mese che apre la porta al nuovo ciclo annuale: Gennaio (mese della porta per l’appunto) è carico di aspettative e di significati profondi. Nella mia isola, in particolar modo in alcune regioni, è un mese spartiacque tra la natalità e il carnevale. Nella notte del 16 infatti si manifesta prepotente la celebrazione del fuoco come elemento luminoso, passionale e selvaggio attraverso i festeggiamenti per Sant’Antonio Abate (Sant’Antoni de su fogu giust’appunto).
E’ una festa che mi tocca le corde più profonde dell’animo, probabilmente perché sono figlia dei boschi, in senso letterale, essendo geneticamente legata alle due comunità che più festeggiano con fervore questa occasione nella mia regione.
In quest’articolo non farò una descrizione etnografica dei festeggiamenti poiché sento la necessità di dare il mio “sguardo da vicino” attraverso la mia “osservazione vivente” delle atmosfere dei preparativi e dell’acme dei grandi fuochi roventi. Ovviamente presterò attenzione affinché i lettori abbiano le informazioni sufficienti per comprendere le sfumature spirituali.
Non farò nomi perché son certa di riuscire a far passare le informazioni per ogni livello di conoscenza, coscienza e consapevolezza senza peccare di poca umiltà ma con grande slancio di gratitudine per il dono divino che ho ricevuto alla nascita in tal senso.
Antonio era un uomo, un essere umano come tanti. E’ un esempio per noi perché santo e santo perché per noi esempio. Ha scelto consapevolmente di vivere una vita appartata, ricercando Dio attraverso il rapporto tra sé stesso e la propria anima, conscio di quanta sofferenza possa sprigionare una tale scelta. Ha perseverato in uno stile di vita nuovo come fece prima Cristo nel deserto e le sue tentazioni. Pensiamo che Antonio non abbia paura del diavolo, anzi raccontiamo con molto piacere quanto sia stato intelligente nel rubargli il fuoco per portarlo a noi dall’inferno affinché potessimo riscaldare la terra. Se hai battuto il diavolo una volta e in un modo così rocambolesco ma fiero, non puoi che diventare un eroe per noi, sopratutto per noi sardi dell’interno, noi sardi dei boschi. Eroe o santo non c’è molta differenza..a te ci invochiamo, a te miriamo nelle lotte contro il male, ti dimostriamo le nostre abilità dedicandoti il taglio di grandi o piccoli alberi che facciano grande fiamma in modo da dissipare le tenebre maledette. Esprimiamo i nostri difetti per poterli purificare attraverso la prima uscita di maschere animalesche, cornute e fuori controllo. Come fuori con i grandi fuochi, così dentro con le nostre anime: ci entusiasmiamo gettando senza remore pane, carne, frutta secca e vino, tanto vino, in modo che possiamo esplicitare le passioni della nostra anima, liberare la nostra luce. I doni della luce sono ovunque, noi li cogliamo e ringraziamo per l’abbondanza sacrificando arance e mandarini in un tripudio di colori, sapori e profumi. Tutte le generazioni devono imparare a gestire questa fiamma, soprattutto gli uomini. Come Antonio ci ha dato un seme di fuoco così noi gli restituiamo un bosco di fiamme perchè noi siamo tanti e tutti insieme. Tanti tronchi o rami, tante fiamme in un grande fuoco di tutti e per tutti.
Questo rappresenta in fin dei conti il sentimento generale dei sardi e dei sarcidanesi propriamente detti nei confronti di Sant’Antoni de su fogu.
Personalmente è il santo che invoco di più a voce alta, è per me un’intercalare di gioia, aspettativa, disappunto o paura. E’ un santo-eroe anche per me, mi ricorda la forza della luce sull’oscurità, l’importanza della volontà nelle scelte di vita, lo slancio spirituale del buon combattimento e l’importanza della padronanza, della gestione delle passioni. Non importa quanto possa essere grande un fuoco, l’importante è saperlo gestire. Quando è inopportuno si spegne, quando è opportuno si coltiva con criterio. Se è piccolo basta una o poche persone, se è grande servono famiglie o comunità intere.
Il fuoco è occasione di convivialità, occasione di sfoggio di tutte quelle regole non scritte tipiche del nostro popolo. L’ospitalità, i canti, i balli, i racconti e le speranze nel futuro.
La legna è risorsa, tributo, dimostrazione di generosità e abilità: luce in potenza che fu luce in atto durante la vita della pianta. La rappresentazione plateale della ciclicità della luce naturale come manifestazione reale di luce divina. Il mondo è una grande biblioteca per chi ha imparato a leggere con occhi liberi dall’oblio.
Non chiuderò l’articolo senza fare cenno al lato oscuro di questa festa. Essendo la luce dissipatrice di oscurità e nel contempo portatrice d’ombra meditativa, tregua nelle grandi battaglie solari, è possibile per chi vive partecipando nel corpo, nell’anima e nello spirito tali celebrazioni che si manifestino dei fenomeni di grande resistenza. In ogni azione è importante vi sia una scelta libera e una libera consapevolezza per poter godere della forza della luce altrimenti si rischia di liberare solo i propri demoni e farli girovagare a importunare tutto e tutti senza possibilità di redenzione.
Mi riferisco, per esempio, alla tendenza morbosa di alcune comunità a chiudere i festeggiamenti in una dimensione troppo intima ed elettiva quasi misterica aprendo invece la via alla spettacolarizzazione folklorica delle manifestazioni popolari. Alla tendenza egoicamente deleteria di altre comunità di autoincensarsi nell’ostentazione delle proprie abilità durante il taglio e la raccolta della legna. Una competizione che a lungo andare diventa faziosa e rancorosa. Ancora l’esacerbarsi delle dinamiche generazionali che spesso mancano di quell’umiltà utilissima nel prendere il volo sicuro per portare avanti il senso della tradizione, o ancora, l’isolamento degli elementi che non utilizzano la via dell’abbondanza del cibo o del vino, o ancora, non voler dare un ruolo attivo alle donne nei festeggiamenti, o ancora, non avere rispetto del fuoco stando attenti a ciò che si arde dentro o ancora, l’utilizzo della censura preventiva pressante e invadente nei confronti degli organizzatori o di chi si prende la responsabilità della buona riuscita dell’evento o infine, l’utilizzo di questa festa come autorizzazione pubblica all’abuso di alcool e allo spreco delle risorse.
Come ben sapete sono alla ricerca continua dell’ulteriore via, liberamente analizzo e discerno. Ragion per cui anche Sant’Antoni ‘e su fogu per me è il momento de Sa Luxi ‘e s’Umbra e non viceversa.
Riguardo quest’anno, ho scelto di vivere il mio fuoco in una dimensione più terrena, più gestibile. A questi livelli d’animo l’ombra è tanta e intensa ma proprio per questo, grazie all’esempio di Sant’Antonio e all’eccezionalità delle modalità di festeggiamento, son molto felice di poter dire di aver vissuto con grande entusiasmo il momento. L’anno prossimo spero di poter essere coinvolta in prima persona anche dal lato più trascendentale e quindi senza alcuna remora rinuncerò ben volentieri a quello terreno ovvero ai coinvolgimenti empatici con le altre ombre.
Ho sigillato questa decisione con l’eclisse di luna enorme e rossa di ieri mattina, uno spettacolo che non ho potuto ammirare a causa del mal tempo, ma che, come Sant’Antonio con la ferula e il maialino, ho covato in seno seppur non visibile agli occhi.
Ho ancora nel naso e nel cuore il profumo della legna balsamica bruciata nel mio vicinato.

Dono i miei rami secchi come frasca d’accensione e prometto in voto il mio tronco!
Tocca a su fogu de sant’Antoni, tocca to’!
§saKoga§
Come sempre tocchi le corde giuste con delicatezza, grazia e anche con tanta forza.
Grazie a te e a Sant’Antoni.. E Luce Sia. Nel mio piccolo, nella metropoli, così.. 🕯
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Grazie a te Sorella! Così sia🎆
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Marta hai una straordinaria capacità di trasmettere emozioni forti che fanno riaffiorare ricordi lontani..mi fai sentire la tua ricerca di armonia con la Natura, come chiave d’accesso per una Vita piena di forza positiva..sei formidabile!!!
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Grazie Clelia!Son veramente molto onorata di leggere il tuo apprezzamento 💜
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Concordo in pieno! Leggerti è sempre un piacere, nonché occasione di riflessione e arricchimento spirituale.
Grazie per la volontà di condividere tutto questo con noi. Sei sempre nella mia mente e nel mio cuore. ❤️
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È un vero piacere e onore per me sapere che i miei pensieri possano essere utili!Ho in serbo qualche parola da spendere per questo febbraio che volge al termine. Un febbraio impegnativo tra lacrime di latte, campagna elettorale e altri demoni.. un abbraccio sa sposa.
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