S’Enna ‘e Mari.

I nostri labirinti si dipanano e crescono con noi. I nostri personalissimi palazzi dell’ascia bipenne aumentano in quantità e in qualità. Crescono, si espandono e volteggiano, son capaci di coreografie e geometrie sacre profonde e trascendentali. Spesso ce ne dimentichiamo, zittiamo il cuore e i labirinti diventano spigolosi, ascendenti e scaliamo senza mai giungere ad alcunchè. La bellezza, non solo il diavolo sta nei dettagli perchè come sempre in questo piano d’esistenza tutto dipende dai punti di vista. Essere soli a volte è essere come un sole cosìccome essere in compagnia è com’ essere una goccia in mezzo al mare.

Dove andiamo? A destra o a sinistra? E’ Gennaio, manca poco alle elezioni, qualcuno ce lo dirà in qualche trasmissione televisiva, ma noi staremo facendo zapping. E’ inverno e la luce è ancora fioca e ridotta nel tempo, le scie chimiche opacizzano i tramonti sulla giara. E’ l’inizio del nuovo anno calendariale e tutto è in divenire, qualunque strada decidessimo di prendere solo la meta sarebbe sicura se anche noi lo fossimo.

Da dove veniamo? Dal caos, dalla confusione dell’incertezza, dall’inverosimile voglia di poter crede in qualcosa per qualche buon motivo. Dalla forza della vita che è noi ma più di noi stessi. Dal centro del centro le cui frattaliche periferie son insieme di un tutto che dissolvendosi crea il nuovo che è già vecchio mentre lo diciamo. Da una SuperIntelligenza onnisciente, onnipresente e senza quando che ci fa sentire così piccoli da farci succhiare il pollice in posizione fetale quando nessuno volge lo sguardo su di noi.

In questo mondo tutto sembra duale, sempre più binario e sempre pù fazioso. Invece il treno viaggia sui binari e la dualità diventa la base sulla quale lavorare. L’equilibrio è armonia dell’incedente necessità di esprimere se stessi in creatività continua, perpetua e morbidamente astratta.

Ieri riflettevo su Platone e il mito di Atlantide: la figlia di Atlante, figlio di Poseidone re dei mari. Per immagini: Un labirinto a sette cerchi fatto di terra al centro del mare che è capovolto sopra le spalle di chi ha la responsabilità del suo peso. Prima o poi doveva sprofondare sotto il fango di tale responsabilità. Neanche un dio avrebbe potuto permetterselo troppo a lungo.

Agli antropologi il doverer di ricercare, alle donne quello di trovare i collegamenti.

Ai sacerdoti il dovere di sostenere, agli uomini quello di ritrovarsi.

Agli archeologi il dovere di scavare, ai sardi quello di sentire.

Resilienza non resistenza, Assertività non polemica.

Intelligenza emotiva non memoria fine a sè stessa.

Buon senso non opportunismo.

Buio è anche Imbrunire.

Luce è anche Aurora.

Anche ma non solo.

Ianua

Porta

Jana

Enna.

La porta serve per uscire o per entrare in base al lato della quale ci troviamo o dal luogo in cui si trova la porta stessa. Aprire una porta può essere una questione molto felice, triste, rassicurante o spaventosa esattamente come per il chiudersela alle spalle.

Non importa dove porta la porta importa quanto ti importi della porta stessa e questo si vede dal tuo comportamento.

Seu cumenti unu orrogu

de terra in mesu ‘e mari.

Su chi m’ammàncada

in forasa du xicu aintru.

Innìa du adi donnia bellesa

donnia  cosa chi s’acua cùada.

A sutta ‘e s’acua du a’ terra e tottu

è cugutzàda a tipu scròxoxu

ma bàllidi cantu e s’atra.

A sutta ‘e sa terra aintru ‘e mei

du adi acua  y du adi scròxoxu.

Sa Luxi arrìbbada in donnia logu.

Su Solli in forasa fai luxi

Sa Luxi aintru fai solli.

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Son come un pezzo

di terra in mezzo al mare.

Ciò che mi manca

fuori lo cerco dentro.

Laggiù si trova tutta la bellezza

tutto quello che l’acqua nasconde.

Sott’acqua è ugualmente terra

è nascosta come un tesoro

ma è preziosa come l’altra.

Sotto la terra dentro di me

si trova l’acqua e si trova il tesoro.

Ma la Luce giunge ovunque.

Il Sole fuori fa luce

La Luce dentro fa sole.

Un cenno del capo a palmo di mano destra alla moda Atlantidea

JanaSaKoga^*^