Son nata il giorno della prima apparizione della Madonna di Fatima e porto il nome di una gran Donna dei Vangeli. Fin da bambina l’essere femmina mi ha fatto soffrire nel cuore, poi a 11 anni anche nel fisico e entrambi i dolori non sono ancora scomparsi. Come ogni Donna in questo mondo ho dovuto imparare a gestire il mio corpo e il mio dolore. Come ogni Donna consapevole ho dovuto imparare a gestire il mio corpo di dolore. Ho dovuto imparare a piangere e a ridere. Ho dovuto imparare chi ero per scoprire chi sarei stata e chi sarei potuta essere. A perdonare e perdonarmi. A essere consapevole e responsabile delle mie azioni. Quanto dolore, quanta sofferenza! Dolori addominali, intercostali, cervicali e il cuore che si piazza in gola e non vuole uscirne mai più. E poi la paura..arriva di soppiatto, in silenzio..lascia le orme e si insinua viscida e volgarmente strisciante.
Perchè? Perchè tutto ciò?
Nella mia terra tutto porta il segno di un’Antica Civiltà basata sulla Reciprocità armonica. In ogni capitolo del Linguaggio della Dea della Gimbutas c’è un esempio preso dalla mia isola. In ogni sguardo di Donna sarda incontri quel leggero sottinteso cipiglio orgogliosamente radicato. Radici profonde, genetiche e ambientali. Sguardi fieri, raramente obliqui, che, seppur camuffati, tristi o sottomessi, almeno qualche volta nella lunga vita sarda vengon fuori liberi e dirompenti. Vecchie donnalberi centenarie, rugose e sagge come le montagne, dagli occhi languidi o tempestosi tipici del proprio tempo. Giovani donne allo stato brado pregne di competizione che manifestano con esplosioni guerriere, degne più di un’opera lirica che dei moderni social. Bambine dai lunghi capelli e lo sguardo incuriosito da bambine dai capelli corti con lo sguardo severo. Lentiggini, fossette, denti luminosi e sopracciglia come poiane al vento dell’alba. Orecchie come conchiglie sostengono occhi di ossidiana nera, di legno fossile, di acquamarina che splendono fortemente anche se coperti. Mani per proteggere, proteggersi e rovistare dentro il proprio cuore annusandone la viola che forte e persistente incalza l’armonia dell’universo tutto. Seni per attutire le sofferenze a suon di abbondanza e nutrimento fecondo. Ventri rotondi , lisci ed emotivi, per dare una casa a ciò di quanto buono possa mai essere stato inventato. Natiche morbide e forti per muoversi insieme alla terra in coppia a gambe radicate e saltellanti. Piedi come mani ma capovolte a toccar la terra e sentir le chiome della testa ben piantata sulle spalle. E poi lì dove un dio vide e disse che saremo state tutte sottomesse. Quel luogo oscuro che è labirinto di vita.
Perchè Sottomesse?
E’ la paura che ci sottomette. Noi permettiamo alla paura di sottometterci a tal punto che in tante sentiamo il desiderio di rivalsa. Rivalsa dal Patriarcato che ci ha domate buttandoci nei roghi, lasciandoci ignoranti e non dandoci l’opportunità di decidere per i nostri figli. Rivalsa dagli uomini che ci hanno ridotto a oggetto di proprietà e desiderio a proprio uso e consumo. Rivalsa nei confronti di noi stesse e delle nostre madri che hanno permesso ciò e ce l’hanno tramandato. Io invece cercherò come Maria. Come Maria cercherò di schiacciare la paura, almeno per immobilizzarla, e poi come Marta pregherò per rimpicciolirla e tenerla al guinzaglio. Non permetterò che nessuno la tocchi e la uccida, la voglio lì: viva e vegeta. Farò alla paura quello che il patriarcato ha fatto alle donne. Sottomessa, muta, schiava e consenziente. Dopo ciò non ho più nulla da dimostrare, nè da rivalere.
Sarò ciò che son nata per essere, come meglio sento, credo e desidero. Assecondando le mie inclinazioni e la mia interiorità nel rispetto delle inclinazioni e delle interiorità di tutti. In comunione di intenti con la mia metà maschile. Come dentro, così fuori.
Vorrei sentire donne solidali in sorellanza anzichè donne che si aspettano che quando fanno una battuta su una nuova gravidanza si esclamino lamentele e piagnistei. Vorrei sentire donne solidali in sorellanza anzichè donne che quando dico tristemente che “se non facciamo figli la situazione nell’isola è grave”, mi sento rispondere che “qualcosa da fare la trovi, non essere negativa!” o “penso che la maternità sia una scelta importante, ma ci son altre cose ben più soddisfacenti”, mentre per me non è un ripiego ma una scelta consapevole di vita dato che, come quell’uomo che affermava “Io mi voglio Pastore!”, io mi voglio Madre. Vorrei sentire donne solidali in sorellanza anzichè donne che parlano di tragedie ad altre donne incinte. Vorrei sentire donne solidali in sorellanza anzichè donne che insultano altre donne per aver scelto di far nascere i priopri figli in casa e/o senza assistenza. Vorrei sentire donne solidali in sorellanza anzichè donne che si offendono a vicenda con l’ampia gamma di terminologia che viene usata per indicare la prostituzione; donne consapevoli del proprio corpo e della propria energia creativa anzichè donne che si vantano, lamentano o suicidano perchè fanno del proprio sesso un mestiere per le strade, nelle case, catapecchie, stanze o dietro una cinepresa o videocamera. Vorrei sentire donne solidali in sorellanza anzichè donne che competono tra loro. Siamo le prime a discriminarci e a vivere nel Mors tua, Vita mea o Meglio a te che a me e quant’altro di più insulso e abbietto possa essere concepito dall’anima in un corpo femminile. La pressione del Mondo maschile circostante è forte, ma guardandoci dentro, accettando il nostro lato oscuro e perdonandoci, possiamo farcela. Se dovessimo volerlo, potremmo essere noi a salvare il Mondo. Potremmo farlo o potremo farlo. Solo una M di Mar che è tutto dentro Noi.
Mammai manna
arrèspirada aintr’e mei
y deu cun issa buddu
baddèndi frorigiusu
connottusu in atrus tempusu.
Issa è sa fida
e nosu femminasa
is orrogusu de coru suu
spratzinàdasa
in s’enna de
onnia logu.
Candu è s’ora
de fai essi o essì su chi
seu’ bènniasa a fai
tòccada a forrogai
in fundu ‘e nosu e tottu
po da castìai
in ogusu che a su sprigu.
Tandusu sa timorìa
no ad’a tenni
peruna arrexòni.
Mai prusu.
La Grande Madre
respira dentro me
e io con lei fermento
danzando figure
conosciute in altri tempi.
Lei è la Vita
e noi Donne
i pezzi del suo cuore
disperse
nel centro di ogni luogo.
Quando è il momento
di far essere e uscire quel che
siamo venute a fare
bisogna frugare
in fondo a noi stesse
per guardarla
negli occhi come davanti a uno specchio.
Allora la paura
non avrà più
nessuna ragion d’essere.
Mai più.
Se nasci di Lunedì sei lunatica forse, ma anche Lunare.
Come la Luna e come Ogni Donna:
Tutti i mesi nasci, poi cresci e poi muori per poter rinascere.
JanaSaKoga
M.