Ieri alle 22:02 è ufficialmente iniziato l’equinozio d’Autunno 2017. La sgradevole arsura di rinsecchimento boschivo estivo lascia lo spazio ai magici colori autunnali: quel sottofondo plumbeo, quei profumi di bronzo e d’argento con quel sapore di nebbiolina umidiccia e leggera. Ecco che il cuore inizia fare il bozzolo, cerca calore in sè stesso e la terra brulica di vita interiore.
Interiorità è la parola chiave del mese corrente, per noi terronici isolani è l’inizio: Capudanni.
Per quanto riguarda tutto ciò che comprende me stessa, l’autunno è Trasognanza pura. Mi sposto su dimensioni misteriose, in esplorazione di stati di coscienza caleidoscopici , levitando leggermente in orizzontale per poter lievitare in verticale. La mia anima fermenta come l’uva profumata e la mia mano la accompagna nella speranza che tale trasformazione faccia buon sangue. Sangue deciso, fermo e denso, dalla colorazione familiare e senza residui. Un sangue dal sapore centrato, non dolciastro come va di moda ultimamente. (Ca s’Anuma è buccanti no su Sanguni.*) Quel sangue dionisiaco, ricercato con cura da esperti zagrei con sigillo in tralce di sua Altezza Baccantonio.
Mi spoglio dell’estate e mi vesto di nudità interiore. Mi immergo nel bagno di foglie e ghiande raccogliendo per ricordo frutti di sottobosco.
Candu appu obèrtu is ogusu
fud’obrèsciu de ora.
Su ‘isu de nottesta mi ndi
ollidi ‘essì de conca.
D’accànciu cun manu
druci e sigùra e ciccu
de ndi bì sa pintadùra.
Crosàda sa movitìa..
itta as a bì?!
Una ‘idda in mes’e custa
isulledda nosta in mes’e mari.
Una ‘idda fatta de volla
i domusu, sa crèsia y
i biasa birdisi.
U incantu de Luxi
e de nebida.
Aiscì itta du ad’essi
aintru ‘e sa volla
immoi ca Otongiu
arribau esti.
Quando ho aperto gli occhi
era giorno da un po’.
Il sogno di stanotte stava
cercando di uscirmi di testa.
L’afferro con mano
dolce e ferma cercando
di vederne la colorazione.
Combaciata la movenza
Cosa vedo?!
Un villaggio in mezzo a questa
cara nostra isola in mezzo al mare.
Una comunità fatta di foglie
le case, la chiesa e
le strade verdi.
Un sogno di Luce
e nebbia.
Chissà cosa ci sarà
dentro le foglie
adesso che Autunno
è arrivato.
Cun ogusu de mesanìa
coru de matta y manusu in contusu..
Dēu.
* Faccio parte di quel gruppo di intellettuali che pensa che un vino nero, alla sarda, dolce (buccanti) sia sintomo di errore di vinificazione. Nell’errore rientrano varie questioni: alcune elementali quali annata, clima o malattie della vite mentre altre ricadono nel detto latino O tempora O mores. I Romani erano arroganti, i Greci a tratti presuntuosi ma da notizie archeologiche recenti, la Vinificazione è roba nostra, non facciamo i finti tonti!
