All’alba della Consapevolezza.

Son Donna sarda, isolana, ma dei boschi. Come ci ho sempre tenuto a precisare: son di terra, per terra e con la terra sempre!

Ma se la terra è anche il nostro pianeta, la nostra casa, allora perchè ce ne allontaniamo ogni giorno di più? Perchè, nei casi migliori, il nostro spazio-tempo è fatto per l’80% di doveri burocratici e per un misero 20% di piaceri spontanei? Perchè l’essere umano muore di malattie sempre più complesse? Perchè scienza e religione sono separate? Perchè si cerca di equiparare l’uomo alla donna? Perchè ci son le guerre? Perchè esiste la globalizzazione? Perchè è potuto accadere il vergognosissimo episodio del G8 a Genova nel 2001? Perchè la stella a sei punte è il simbolo più presente tra le autorità?

Potrebbero sembrare domande da complottisti paranoici o da trolls imbarazzanti che no pagano affitto. In verità son domande spontanee per gli esseri umani senzienti che abbiano imparato a tenere a bada i propri sentimenti sviluppando quell’intelligenza che, guarda caso, oltre che mentale è anche emotiva. Quindi proverò a dire la mia sull’argomento rischiando di essere additata come ridicola complottista, strega e anarchica. Sono anche questo, ma non solo. In ciò sta la mia forza e la mia libertà. Non sono come tu mi vuoi, a meno che non sia io a sceglierlo, ma anche in quel caso nessuno lo saprai mai.

Come sempre partiamo dal principio che è al termine di ogni percorso.

Giovanni ci aveva avvisati nell’Apocalisse. Il numero della bestia è il 6 scritto 3 volte di fila. Nella numerologia il 6 rappresenta la creazione, la materializzazione dell’idea, l’incarnazione. Rappresenta questo piano d’esistenza, la realtà individuale ma condivisa: la cosiddetta Matrix. Il piano di coscienza che anela la verità, che dorme e sogna sè stessa. Il regno del Drago schiacciato da Michele l’Arcangelo e da tutti i santi sauroctoni quali san Giorgio, san Giulio, santa Marta o santa Margherita.  Quindi questa realtà dipende da noi, come sempre siamo noi al centro di tutto. Decidiamo noi se schiacciare o essere schiacciati.

Decidiamo noi da che parte stare: se dalla parte della vita, dando priorità alla realizzazione della nostra esteriorità attraverso la coltura dell’essenza che è umiltà senza mediocrità o se dalla parte della morte, dando priorità all’esteriorizzazione fine a sè stessa che è individualismo egoico e piccolezza dell’essere. Sta a noi capire le dinamiche di egemonia e subalternità sociale nelle nostre comunità e nel mondo intero.

Sta a noi avere la libertà di sentirsi figli della terra e fratelli degli uomini, mostrando dimestichezza nel nostro ruolo evolutivo, di primogeniti o qualsivoglia sia esso, in base al karma del popolo al quale apparteniamo. Essere severi nell’insegnamento della verità che è luce di conoscenza, ma anche coscienza rispettosa della nostra madre-casa. Ogni ruolo ha grande responsabilità conseguente e la distruzione dei nodi del filo non agevola il suo dipanarsi, anzi.

In particolar modo sta alla donna il ruolo di scioglitrice di nodi. Non giustifichiamoci con la scusa della tensione che restringe i nodi. Vale e varrà sempre la legge dell’uguale e contrario. Come in cielo così in terra, come l’uomo così la donna, ma uguale e contrario. Se seguiamo la via della facilità sarà la fine dell’esistenza esperienziale e l’inizio della non esistenza, della non presenza, della gretta e fittizia connessione tecnologica illusoria e fuorviante.

Il sistema che conosciamo e le conoscenze che ci hanno insegnato non son l’unica via. Il cervello è uno, ma diviso in due parti. Non abbiamo due teste, il che significa che la comunicazione tra loro è possibile ed esiste benchè sia labile. Non c’è logica senza intuizione e viceversa. La fisica quantistica lo dimostra.

Si tende a sedersi sul carro dei vincitori per paura, ma è una via buia e remissiva. Senza interiorità, senza auto-realizzazione, senza consapevolezza e in balìa delle emozioni spesso negative a causa dell’oscurità dilagante. A vivere reprimendo si sopravvive finchè il corpo non si ribella esplodendo in una miriade di segnali raccapriccianti sull’inadeguatezza della nostra anima al percorso che ci eravamo prefissi venendo su questo piano d’esistenza. Dobbiamo essere nel mondo senza essere di questo mondo. Il nazareno lo disse sempre.

E’ giusto vivere la vita come ci si presenta davanti con tutte le difficoltà e le incongruenze di questo guazzabuglio moderno. Io però voglio scegliere. E’ quì la nostra forza: il libero arbitrio. Possiamo scegliere. Vivere come morti che camminano con smartphone, pc, tv, playstation, radio, lavoro, bollette, mutui, malattie, guerre, inflazioni che discutono nella nostra testa o come esseri umani liberi che scelgono chiedendosi sempre il perchè di ogni cosa. E’ il dubbio che fa crescere l’uomo, la certezza non c’è, ma mi basta un sospetto, se positivo, per darmi forza e un sentore, se negativo, per darmene ancora di più. Manca proprio la capacità di accettare, di essere come l’acqua che scorre. Di lasciarsi andare, galleggiando, nel mare della fiducia sopra l’imbarcazione della speranza. Solo così arriveremo all’isola della quiete dove tutto è pace e consapevolezza.

Basterebbe solo stare un po’ più tempo coi piedi per terra. Letteralmente scalzi a rovistare, con le dita dei piedi, tra l’erba e le foglie. Scavare nella terra e sentirne la morbidezza. Correre e ridere un po’ di più, perchè solo se torneremo bambini entreremo nel regno dei cieli. Giocare con le mani nell’acqua, schizzare la vita di leggerezza e spruzzi arrendevoli. Andare al mare non per essere come prosciutti in essiccazione, ma come pesci rossi curiosi di vedere. Andare in montagna per imparare ad essere all’altezza non per mostrare le nostre agilità. Andare nei boschi a condividere con noi stessi le nostre ombre perchè, spesso,  il fresco non è riparo e viceversa. Andare nel deserto per imparare a essere umili come ogni granello di sabbia. Insomma, a ognuno il suo elemento purchè sia cosciente della forza che questa vita ci dà ogni giorno.

 

La cosa bella del dolore è che passa. Tutto passa, sempre. Siamo ben poco eppure siamo così importanti.

 

Su dollor’ e coru

è cumment’ e su mari

andada e bènidi

in su logu suu.

Abba e terra

dollori e coru

forròganta e pinnigànta

in sa ‘ia insoru.

Fainti su chi dèpinti

po ammàniai

su sentìdu

de ‘onnia cosa bia!

 

Il mal di cuore

è come il mare

va e viene

al posto suo.

Acqua e terra

sofferenza e cuore

frugano e rubano

per la loro strada.

Fanno quel che devono

per accrescere

la coscienza

di ogni

forma di vita!

 

Con un cenno del capo alla sarda maniera:

La Signora nello spigolo della montagna.

   M. S.

 

 

 

3 pensieri riguardo “All’alba della Consapevolezza.

  1. “Decidiamo noi da che parte stare: se dalla parte della vita, dando priorità alla realizzazione della nostra esteriorità attraverso la coltura dell’essenza che è umiltà senza mediocrità o se dalla parte della morte, dando priorità all’esteriorizzazione fine a sè stessa che è individualismo egoico e piccolezza dell’essere. Sta a noi capire le dinamiche di egemonia e subalternità sociale nelle nostre comunità e nel mondo intero”.
    Cant’è beru, sorre mia!

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