Son consapevole che potrebbe sembrare il titolo di un film di Lina Wertmuller, di quelli impossibili da mimare o disegnare nei giochi a tema cinematografico. In effetti quest’agosto è iniziato in modo molto cinematografico.
La scena si apre su una collina dall’erba ingiallita, ai suoi piedi un piccolo paesino tutto colorato di bianco e celeste. Sono i colori della Madonna, stanno iniziando i preparativi per i festeggiamenti. La camera inquadra una giovane donna sdraiata sull’arida estiva terra con un filo d’erba giallo in bocca e le braccia incrociate dietro la testa. Sta guardando i colori, i colori delle case, delle strade e delle persone. Ad agosto tutto si trasforma: gli emigrati, le feste familiari o quelle comunitarie, gli spuntini, le ferie per chi lavora e la stagione turistica per chi non lavora. E meno male che non vivo nelle coste!- pensa la donna già scomoda nella posizione supina. Poi un primo piano del viso a stringersi nello sguardo enigmatico di chi sa di non sapere e una panoramica dall’alto alle sue spalle dove un verde bosco fa sentire la risacca della sua vitalità.
Parte la colonna sonora composta dalle meravigliose voci delle sue conterranee Maria Carta, Elena Ledda, Franca Masu e Rossella Faa in armonie e vocalismi istintivi e fuori dalla razionalità del linguaggio, in perfetto stile Lisa Gerrard che, come loro, la terra l’ha sentita sempre cantare.
E così le immagini della giovane donna prendono vita:
Su coru esti sa ‘omu.
S’anima sa meri
ca d’anti nau: Poni Menti!
E adi incumentzau a nai
fraullasa in domu sua.
Poitta sa conca ollidi
essi meri de su chi
no poid’essi..
Il cuore è la casa.
L’anima la padrona
alla quale hanno detto: Obbedisci!
Allora ha iniziato a dire
bugie in casa sua.
Perchè la testa vuole
esere padrona di quel che
non può essere..
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In sa conca mia
tzèrriada una oxi
de femmina antiga
e càntada e còntada.
M’ha’ nau sempri de
essi su chi seu.
M’ha’ nau sempri de
intrai aintru a
sa terra e intendi
su moddi cun i’ manusu.
Nella mia testa
urla una voce
di donna antica
che canta e racconta.
Mi ha sempre detto di
essere quel che sono.
Mi ha sempre detto di
entrare dentro alla
terra e sentirne
la morbidezza con le mani.
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S’enna de ‘omu mia
e’ moddi che petza
de femmina pringia.
Si chèsciada chi fainti fortza
e su chiesciai suu
ndi faidi orrui
i’ mattasa de tottu
sa terra.
La porta di casa mia
è morbida come la carne
di una donna gravida.
Si lamenta se la si forza
e la sua lamentela
fa crollare
gli alberi di tutta
la terra.
Cun archixeddu de luna cumenti arrisu in su xellu
Jana de sa Mura*