E poi..brucia!

E’ da parecchi giorni che non scrivo. Avevo, in realtà ho, la testa zeppa di pensieri sovraccarichi di emozioni negative. Dopo tre anni il fuoco è tornato nella regione dell’ isola dove abito e che sento mia più della mia stessa carne.

Millecinquecento e fischia ettari dati alle fiamme. Non ho finito di parlare dell’Aria quindi non ho nessuna intenzione di far monopolizzare il discorso anche sul mio blog da qualche personaggio della mia zona che può essere definito solo piromane.

Mamma Eleonora d’Arborea nella Carta de Logu lo diceva chiaramente cosa merita chi decide di risolvere le cose col fuoco.  Si parla delle disposizioni su incendi e incendiari, dalla prevenzione degli incendi stessi negli artt. 45-49, divieto di bruciare le stoppie prima del giorno di S. Maria chi est a die octo de capudanni,  cioe’ l’8 di settembre, art. 45 , e sulle pene da infliggere agli incendiari, ai singoli malfattori o ai villaggi interi (qualora non avessero consegnato l’incendiario).  Tra i vari articoli, particolare quello dedicato a chi metteva fuoco “a bingia” (alle vigne) o “at ortu“ (agli orti): l’incendiario veniva infatti chiamato al risarcimento del danno, se non fosse stato in grado di farlo, pagava con il taglio della mano destra. Con il rogo chi metteva fuoco alle case.

E’ molto facile risolvere tutto col fuoco, ma solo lì per lì. Poi, però, vivete quì anche voi e quel nero e  quella cenere vi perseguiteranno finché avrete vita. Vi conviene non mettere piede fuori di casa. Vi è andata anche bene! Fosse ancora in vigore la Carta de Logu adesso sareste senza la mano destra..

E anche l’Aria ha fatto la sua parte. Il vento trasporta tutte le informazioni anche  quelle più nefaste. I suoi elementali sono i più ambigui agli occhi umani. Veramente non conoscono la differenza tra bene e male.

 

A su fogu!

A su fogu ci ettausu

donnia cosa.

Su chi si callèntada

su chi si strùbbada

e su chi si praxi’ puru..

Su fogu bividi inserrau

in su corratzu de ‘omu nosta

y esti su meri in ierru

a su friusu.

Tottusu du ollinti

du xìccanta in domu

insoru e in i de is atrusu.

In s’istadi est odiau

e malli agradessiu.

No c’intra’ nudda

puitta no srebidi.

Aicci e tottu fainti tottusu

cun s’anima insoru.

 

Nel fuoco.

Nel fuoco ci buttiamo

di tutto.

Quel che ci riscalda

quel che ci disturba

e anche quello che ci piace..

Il fuoco vive rinchiuso

nell’angolino di casa nostra

ed è il padrone d’inverno

al freddo.

Tutti lo vogliono e

lo cercano in casa

loro e in quella degli altri.

D’estate è odiato

e mal voluto.

Non c’entra nulla

perchè non serve.

Ugualmente fanno tutti

con la propria anima.

 

A ogusu affumausu de i lagrimasa

SaKoga de sa Serra de Sarcidanu.

 

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